Alzheimer: consigli per la badante che deve gestirlo

Alzheimer: consigli per la badante che deve gestirlo

Negli ultimi decenni la demenza è divenuta una patologia molto frequente.

La forma di demenza che registra il numero più alto di casi (oltre il 50%) è la malattia di Alzheimer.

La malattia di Alzheimer, infatti, rappresenta una delle più diffuse patologie neurodegenerative nel mondo.

alzheimer consigli per la badante
COS’È IL MORBO DI ALZHEIMER?

La malattia di Alzheimer è una malattia degenerativa e irreversibile che va a colpire il cervello e il sistema nervoso centrale. In Italia circa il 5% della popolazione con più di 60 anni si ammala di morbo di Alzheimer con un’incidenza maggiore tra le donne.

La demenza conduce progressivamente alla perdita di autonomia e comporta una crescente difficoltà ad adattarsi a situazioni nuove con conseguenze sul piano emotivo generando ansia, espressione e successivi possibili disturbi del comportamento.

L’esordio della malattia può essere improvviso o graduale e inizialmente la famiglia fatica a notare qualcosa di strano associando la malattia a semplici dimenticanze legate all’età.

Le manifestazioni della demenza sono infatti eterogenee e dipendono dalla presenza di diversi fattori; il decorso e la prognosi variano perciò in rapporto alla specifica malattia e alle caratteristiche della persona. 

SINTOMI E FASI DELLA MALATTIA

La malattia si può convenzionalmente suddividere in tre fasi con caratteristiche proprie. 

Nella prima fase del morbo di Alzheimer i sintomi possono presentarsi sporadicamente ma tendono ad aggravarsi abbastanza rapidamente se non si interviene con terapie opportune e sono:

  • difficoltà nel ricordare i fatti recenti
  • lieve disorientamento temporale
  • difficoltà a trovare la parola giusta
  • presenza di ansia depressione
  • difficoltà di affrontare situazioni nuove con perdita di iniziativa

Con il tempo nella seconda fase si manifesta:

  • disorientamento spazio/tempo
  • disturbo del linguaggio con difficoltà anche nella comprensione
  • difficoltà a maneggiare gli oggetti
  • difficoltà a vestirsi
  • difficoltà a riconoscere oggetti e persone
  • manifestazione di deliri, allucinazioni, comportamenti aggressivi o vagabondaggio

In questa fase la persona anziana necessita di aiuto e supervisione in diverse attività della vita quotidiana come l’igiene personale, alimentazione e cura di sé.

Col progredire della malattia l’anziano può presentare:

  • una grave perdita delle funzioni cognitive
  • perdita del linguaggio
  • mioclonie
  • incontinenza
  • alterazioni del ritmo sonno-veglia
  • eventuali complicazioni.

In questa fase la persona non è più in grado di svolgere compiti anche molto semplici, non può guidare o fare la spesa, e ben presto perde totalmente la sua autonomia.  Si tratta della fase più drammatica della malattia, soprattutto per la famiglia che nella maggior parte dei casi si fa carico della cura dell’anziano e che spesso va incontro a un inevitabile isolamento.

L’ Alzheimer, infatti, è una patologia che non colpisce solo la persona che ne è affetta ma l’intero nucleo familiare che viene destabilizzato e stravolto nei ruoli e nelle dinamiche. Proprio la presenza di Demenza o Alzheimer nella persona anziana spinge molte famiglie a richiedere l’aiuto di un/a badante.

COME PRENDERSI CURA DI UNA PERSONA MALATA DI ALZHEIMER

Il lavoro di cura a domicilio si esprime nell’incontro tra due persone e si basa sulla relazione che le persone riescono a creare. Prendersi cura di una persona affetta da Alzheimer richiede un impegno a tempo pieno ma soprattutto un costante atteggiamento empatico e di ascolto.

L’assistente familiare, infatti, dovrà imparare a capire le esigenze della persona di cui si prende cura anche se non è in grado di esprimerlo, ricordando di porre attenzione al modo in cui si interagisce.

La badante si prende cura dell’anziano in modo globale prestando attenzione ai suoi bisogni fisici come mangiare, vestirsi, alzarsi dal letto e coricarsi, a prendere le medicine, a stimolarlo nelle attività e confortarlo nei momenti di paura o sofferenza.

Tutto ciò richiede che l’assistente familiare svolga il proprio lavoro in modo organizzato coinvolgendo la famiglia e il medico di riferimento da cui può ottenere informazioni utili e importanti.

Alcuni consigli pratici possono essere d’aiuto:

  • definire una sorta di routine della giornata (colazione, passeggiata, esercizi, pranzo, medicine, di nuovo passeggiata ecc.).
  • Eliminare dagli ambienti domestici tutti gli elementi che potrebbero essere pericolosi per la persona assistita.
  • Sistemare medicinali e prodotti potenzialmente tossici, inclusi i detersivi. fuori dalla portata dell’anziano.
  • Eliminare le chiavi delle stanze in particolare nei bagni per evitare che possano chiudersi dentro in modo da poter intervenire tempestivamente.
  • Prestare attenzione alla dieta e idratazione dell’anziano. Le persone con Alzheimer possono alternare periodi di inappetenza ad altri di grande voracità, per questo è necessario seguire le indicazioni del Medico o farsi aiutare dai familiari per conoscere abitudini e piatti preferiti.
  • Tenere a portata di mano tutti i riferimenti della persona assistita e del familiare di riferimento (indirizzo, numero civico, numero di telefono… ed ogni altra informazione utile). Questo soprattutto se la badante come spesso accade è straniera e non parlando bene l’italiano deve allertare il 118. Dare indicazioni chiare e precise per raggiungere la persona da soccorrere in molti casi può davvero fare la differenza!
COMUNICARE CON L’ANZIANO CON DEMENZA

Nella relazione di cura, in particolare quando si assiste un anziano o una persona con particolari difficoltà verbali, utilizzare e sapere come usare la comunicazione verbale e non verbale è fondamentale per favorire l’instaurarsi di un rapporto di fiducia e accettazione reciproco, che permette a persone fragili di partecipare, comprendere e rispondere a determinate richieste.

Mettere in atto alcune strategie permette allora di creare una relazione di fiducia e consente un dialogo con chi si cura:

  • avvicinare l’anziano standogli davanti, per entrare nel suo campo visivo;
  • parlare con tono di voce tranquillo, chiaro, staccando le parole;
  • usare un linguaggio semplice accompagnato da gesti e una postura che trasmettono rassicurazione: toni duri, rimproveri possono portare l’anziano a chiudersi in se stesso o ad atteggiamenti aggressivi;
  • formulare solo una domanda alla volta;
  • chiedere all’anziano di svolgere un solo compito alla volta;
  • evitare di mettere fretta alla persona che sta cercano di farsi capire, dandole il tempo di rispondere;
  • se la persona usa una parola sbagliata, si può indicare la parola giusta senza irritarla con continue correzioni aiutandolo con immagini o facendoci indicare l’oggetto;
  • l’uso di immagini, fotografie, vecchi oggetti o souvenir ci possono aiutare a suscitare ricordi e ottenere risposte senza porre domande dirette a cui devono seguire risposte verbali.
  • stare insieme e utilizzare per primi oggetti di uso comune ci permettono di stimolare e promuovere la sua abilità di imitazione senza metterla alla prova.

Tutto ciò porta a riflettere e a comprendere quanto il comportamento sia uno degli aspetti più importanti e forse difficili del lavoro di un assistente familiare. Avere pazienza, calma, attenzione, prestare ascolto sono atteggiamenti e attrezzi di lavoro indispensabili nel lavoro di cura e richiedono formazione e conoscenza.

Per questo Family Care conosce una ad una tutte le assistenti familiari ne valuta le esperienze e attitudini, offre loro informazioni, formazione on line o in presenza e un continuo monitoraggio per garantire ai propri lavoratori di avere gli strumenti e il sostegno necessario per lavorare al meglio.

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