Come gestire gli anziani che non mangiano?

Inappetenza negli anziani: i consigli per la badante

Gli anziani che non mangiano rappresentano, oggi in Italia, una sfida quotidiana per molte famiglie. Affrontare l’inappetenza negli anziani non è semplice e genera spesso frustrazione e preoccupazione in chi assiste i propri cari. Sebbene un calo dell’appetito possa essere considerato, in una certa misura, parte del normale processo di invecchiamento, non va mai sottovalutato; infatti, un apporto nutrizionale insufficiente in età geriatrica può trasformarsi rapidamente in un serio fattore di rischio, portando a stanchezza, perdita di peso e complicazioni. Indagare sulle origini del problema è un primo passo per capire come gestire al meglio la situazione.

anziani che non mangiano

Quali sono le cause principali dell’inappetenza negli anziani?

Quando un anziano smette di mangiare, i motivi possono essere molteplici e intrecciati tra loro. Identificare le cause della perdita di appetito negli anziani permette, in modo mirato, di intervenire efficacemente. Per comodità esse si possono riassumere in quattro categorie:

  • Fattori fisiologici e fisici. Con l’avanzare dell’età, il corpo cambia, il metabolismo rallenta, spesso si riduce la massa magra e si fa meno movimento, diminuendo così il fabbisogno energetico totale. Inoltre, possono verificarsi alterazioni sensoriali: gusto e olfatto, cruciali per rendere il cibo invitante, tendono a modificarsi. A ciò si aggiungono problemi di masticazione (dovuti a protesi inadeguate o denti fragili) o ridotta salivazione, spesso effetto collaterale di alcuni farmaci;
  • Sfera psico-sociale. L’appetito è legato all’umore e a fattori d’ansia, depressione e solitudine, purtroppo frequenti in questa fascia d’età, alterano i neurotrasmettitori che regolano la fame. La situazione di un anziano che non mangia e dorme sempre, ad esempio, è un campanello d’allarme che può indicare depressione latente;
  • Fattori patologici. Malattie come insufficienza cardiaca, renale o epatica possono generare nausea o alterare il metabolismo. La BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), ad esempio, rende faticoso anche l’atto di mangiare, aumentando il dispendio energetico. Anche i tumori possono influenzare i meccanismi di fame e sazietà;
  • Cause legate ai farmaci. Molte medicine comunemente prescritte agli anziani possono avere come effetto collaterale l’alterazione del gusto, la secchezza delle fauci o la nausea, interferendo pesantemente con il desiderio di cibo.

Cosa succede se un anziano mangia poco: i rischi

Dopo aver analizzato perdita di appetito e cause più comuni, è necessario valutare i rischi che queste possono originare. Con il passare del tempo, le conseguenze di uno stile di vita non equilibrato, nella vita degli anziani che non mangiano, sono serie e coinvolgono sia la salute fisica che quella mentale. Ecco i rischi principali:

  • Rapido e pericoloso calo ponderale. Non bisogna sottovalutare anche il fatto che chi non mangia tende a non bere a sufficienza, esponendosi al rischio di disidratazione;
  • Perdita di massa muscolare. La carenza di proteine accelera la perdita di tessuto muscolare, già tipica dell’invecchiamento. Questo si traduce in debolezza, perdita di mobilità, difficoltà a camminare e maggior rischio di cadute;
  • Compromissione cognitiva e dell’umore. Carenze specifiche, come quelle delle vitamine del gruppo B, possono peggiorare le capacità cognitive, la memoria e influire negativamente sull’umore, alimentando il circolo vizioso della depressione.

Come stimolare l'appetito negli anziani: strategie pratiche

Una volta compreso perché gli anziani non mangiano e rischi dell’inappetenza, è possibile adottare strategie mirate per stimolare l’appetito. La pazienza è fondamentale, così come un approccio olistico:

  • Frazionare i pasti. Un piatto troppo pieno può scoraggiare l’anziano. È molto più efficace proporre pasti leggeri e frequenti durante la giornata;
  • Se possibile, pranzare o cenare in compagnia di familiari o amici. Anche curare l’ambiente è importante: usare stoviglie colorate e preparare piatti visivamente invitanti può fare la differenza;
  • Fare attenzione all’idratazione e ricordare che bere è vitale. Acqua, tisane, brodi e succhi non zuccherati sono bevande adeguate, vanno invece evitati alcolici e bibite gassate;
  • Intervenire sulla stitichezza (che può essere causa di sazietà precoce) bevendo di più e assumendo fibre, aiuta a sbloccare anche l’appetito;
  • È essenziale, inoltre, consultare il medico per rivedere le terapie farmacologiche e verificare eventuali controindicazioni, se i sapori o gli odori dei cibi risultano troppo alterati e sgradevoli.

Anziani che non mangiano: affrontare il problema con Family Care

Affrontare la questione “anziani che non mangiano” è spesso complicato, soprattutto per gli anziani che vivono da soli. Ecco perché, pensare di affiancare al proprio caro una badante anziani formata e competente, si rivela spesso la soluzione più adeguata. Con Family Care, agenzia da sempre esperta in assistenza domiciliare, trovare la badante adatta alle tue esigenze sarà un percorso semplice, sereno e supportato in ogni momento; contatta al più presto la filiale più vicina a te!

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